A molti il termine "Dimesse" dirà ben poco, ma non solo non erano un normale convento di monache tradizionali, bensì un gruppo di donne davvero all'avanguardia nell'ambiente rurale del '600 ancora in gran parte culturalmente arretrato e socialmente immobile.
Tempo di cambiamento di parroci: il 16 giugno scorso don Pietro Minelli ha salutato la comunità di Quinzano, che guidava dal febbraio 2015. Questa è dunque l'occasione opportuna per una sintetica rassegna dei parroci locali nel corso dei secoli.
Una breve sintesi dell’approfondita ricerca sulle vicende e le istituzioni del collegio delle Dimesse di Quinzano in occasione del quarto centenario della fondazione (25 novembre 1611) e secondo centenario della soppressione (12 settembre 1811).
Sarebbe ora di sfatare l’equivoco nato dalla lettura sbagliata di un diploma di Berengario e Adalberto dell’anno 958, in cui non è nominata la Pieve di Santa Maria né il suo arciprete, ma il puro toponimo "Quinziano", senza alcun'altra informazione.
Per tutto il corso del '600 possiamo seguire dai documenti del Comune la sequenza quasi completa degli organisti municipali professionisti, semi-professionisti e dilettanti di vario profilo, che suonavano gli organi nelle chiese del paese di Quinzano.
L’ultima decade del mese di luglio richiama l’appuntamento annuale con due sante, che dai sec. XVI-XVII vantano un culto popolare antico e radicato, anche se non ancora adeguatamente approfondito dalla ricerca storica: sono santa Maria Maddalena e sant’Anna.
Lo studio dei documenti antichi ci pone problemi e interrogativi di grande attualità, fissando per sempre memorie di eventi non sempre edificanti e positivi, dai quali possiamo trarre un'immagine del passato che ha aspetti di validità anche per l'oggi.
Dalla bibliografia e dai documenti si ricavano indicazioni controverse su alcune opere di pittura dell’ultimo ‘500 presenti tuttora nelle chiese di Quinzano. Proviamo a fare un po' d'ordine, in particolare alla figura del pittore e decoratore Luca Mombello.
La chiesa dei Santi Faustino e Giovita di Quinzano fu consacrata per la prima volta nel 1502 e riconsacrata il 19 giugno 1625: di questa seconda cerimonia rimangono documenti con importanti informazioni sul rito e sui personaggi coinvolti.
Un colto quinzanese del ‘600, il notaio Francesco Gandino (1606-1652), con suo padre Scipione notaio (1559-1638), e suo figlio Giovanni medico (1645-1720), ci hanno lasciato preziose testimonianze sulla vita di Quinzano nel loro tempo: un esempio stimolante anche per noi?
Le suore Ancelle della Carità a servizio della Casa di Riposo, volute dal fondatore conte Giulio Padovani, erano venute, non senza qualche contrasto, a Quinzano nel 1892. Vi rimasero fino al 31 dicembre 1989, quando la casa madre le ritirò per mancanza di vocazioni.